La razza
LA RAZZA
In questa pagina trovi tantissime informazioni che ti aiuteranno ad approfondire la conoscenza della razza Beagle; se terminata la lettura avrai ancora qualche dubbio non esitare a contattarci per avere maggiori delucidazioni.
Il Beagle è un piccolo grande segugio. Dotato della classe dei segugi e di una eleganza robusta e compatta. Ma anche chi non ha la passione venatoria non può restare indifferente di fronte ai suoi occhi grandi e scuri, cerchiati di nero, di volta in volta pieni di tenerezza, malizia o energia. Vivace quanto affettuoso, mai nervoso, sempre disponibile e di buon umore.
Fuori casa, questo piccolo estroverso non ha paura di niente e di nessuno, pur senza mostrare la minima aggressività; tale caratteristica è stata favorita dall’uomo che ha selezionato soggetti rispondenti alla esigenza di vita di branco e di lavoro in muta e che quindi mostrassero minore tendenza alla impostazione gerarchica.
Il risultato è oggi un cane gioviale, allegro, giocherellone, pronto a dimostrare verso tutta la famiglia che lo accoglie, ma in particolare verso i bambini, tutto l’affetto e la tenerezza di cui è capace.
E’ stato definito anche “il cane più buono del mondo”, ma questa affermazione sembra un poco eccessiva; è comunque certamente tra i cani più socievoli e dallo sguardo più attraente.
Oltre ad essere piccolo, simpatico e grintoso è anche molto curioso, da cedere spesso alla tentazione di andarsene per i fatti suoi; nelle forme e nel carattere sembra il ritratto di Snoopy, il celebre personaggio dei Peanuts di Charles Shultz.
Per il suo fiuto straordinario viene utilizzato in molti aeroporti degli Stati Uniti per la ricerca di piante e bulbi nascosti nei bagagli.
E’ molto festoso, ama molto stare in compagnia, ma non è né petulante né appiccicoso, è un tipo che si sa fare i fatti propri, ma non per questo potrà essere abbandonato a se stesso. Bisognerà trattarlo da buon compagno, giocando con lui e dandogli modo di partecipare alla vita familiare; in queste condizioni imparerà facilmente le buone regole dell’educazione anche perché è dotato di un elevata capacità di apprendimento. Ha una salute di ferro. Il suo sistema cardiocircolatorio è tanto perfetto da essere stato in passato, utilizzato, purtroppo, nella sperimentazione scientifica da parte di case farmaceutiche e nella ricerca clinica.
Non sono quindi molte le patologie caratteristiche della razza Beagle; molto comune ma di nessuna gravità è quella chiamata dagli inglesi “Cherry Eye”, ovvero l’ingrossamento e fuori uscita di una piccola ghiandoletta oculare all’esterno della palpebra, comune ed ovviamente di maggiore gravità è la predisposizione alla epilessia presente particolarmente in alcune linee di sangue.
Il Beagle è anche molto vorace sarà opportuno tenere sotto controllo il suo robusto appetito, con una dieta adeguata, per evitare che ingrassi, perdendo la sua caratteristica di cane agile e rapido nei movimenti, nonostante un ossatura molto forte ed i muscoli ben sviluppati.
Per la sua salute fisica e psichica deve poter passeggiare ed anche correre in piena libertà, facendo attenzione di slacciare il guinzaglio solo quando avrà imparato a rispondere ai comandi, per evitare che ceda alla tentazione di vagabondare per soddisfare la sua insaziabile curiosità, inseguendo svariati stimoli che al di fuori dell’ambiente domestico, non mancheranno di interessarlo.
Antenati del Beagle o cani a loro molto simili sono descritti in documenti datati 400 A.C. nella Grecia antica.
Fin dalla antichità venivano allevati piccoli segugi per l’utilizzo venatorio su lepre o coniglio selvatico, e molto probabilmente questi segugi sono stati introdotti in Gran Bretagna al seguito delle legioni romane.
Ovviamente non erano i Beagles dei nostri giorni, ma segugi che incrociati con altri segugi che erano diffusi a quel tempo in Gran Bretagna (Talbot Hounds), dovevano dare origine attraverso i secoli al moderno Beagle.
Questo segugio piccolo, ben proporzionato, armonico e veloce incontrò il favore dei cacciatori e grazie al loro carattere ed alla loro gentilezza di espressione, anche il favore delle dame e dei castellani che spesso li tenevano in mute numerose.
Il Beagle divenne molto popolare in Inghilterra nel 1300 e 1400.
Eduardo II ed Enrico VII possedevano mute di Glove-Beagle, cioè cani dal formato ridotto tale da poter essere trasportati nelle tasche laterali delle selle dei cavalli.
Elisabetta I possedeva mute di Pocket-Beagle alti solo 23 cm al garrese.
Sembra che il termine Beagle derivi dall’antico termine “Begle” o dal celtico “Beag”, entrambi che significavano “piccolo”.
Nel 1700 la crescita della passione degli inglesi per la caccia alla volpe, che richiedeva un cane più veloce del piccolo Beagle fece preferire un segugio più grande, quale il Foxhound o l’Harrier appositamente selezionato per la caccia a cavallo.
Ma la popolarità del nostro Beagle non venne mai meno, ed alla metà del 1800 finalmente troviamo nell’Essex un cane molto vicino al Beagle odierno selezionato dal Reverendo Philip Honeywood mentre al Beagle Club inglese fondato nel 1890 va il merito di aver finalmente fissato lo standard della razza.
La cinofilia muove i suoi primi passi ed anche il Beagle fa la sua comparsa nelle esposizioni, ed esattamente in quella di Birmingham nel dicembre 1861. Per registrare il primo campione occorre però attendere il 1875 (Ch. Doxey) e per incontrare la prima campionessa addirittura il 1892 (Ch. Lonely). Molti di questi cani provenivano direttamente dalle mute da lavoro ed il loro pedigree non veniva registrato nei libri del Kennel Club ma in quelli della “Association of Masters of Harriers and Beagles”, una sorta di corporazione dei maestri di muta per cani da lepre. Negli anni Trenta molti Beagles seguirono i loro padroni nel crescente processo di urbanizzazione, diventando spesso esclusivamente cani da compagnia; belli d’aspetto e miti di carattere. Di questo periodo sono i primi grandi vincitori in esposizioni di bellezza, come la Ch. Melody of Reynaulton, miglior hound al Kennel Club Show di Londra (ora Cruft) del 1931, selezionata da una grande allevatrice, la Elms che, presentando Beagle, Bloodhound e Bassethound alla stessa esposizione, nell’anno 1933, totalizzò ben 6 CC (Challenge Certificate). Superato il periodo bellico, la selezione vide un’accentuata distinzione tra i soggetti da compagnia e soggetti da lavoro, con differenti criteri di allevamento, più concentrati sulla conformità allo standard i primi, mentre apprezzati quasi esclusivamente per le qualità venatori i secondi. Per quanto riguarda i prodotti inglesi degli ultimi anni, da una indagine condotta dal Kennel Gazette, risulta che i due cani maggiormente apprezzati dai più quotati giudici britannici sono: Ch. Dialynne Gamble, padre di 26 campioni inglesi, e Ch. Too Darn Hot for Tragband, anch’essa ottima riproduttrice.
Il Beagle fu importato negli Stati Uniti nel 1876 e riconosciuto dall’American Kennel Club nel 1884.
Qui divenne subito molto popolare sia come cane da caccia (coniglio selvatico) che come cane da compagnia al punto da divenire il cane preferito dalle famiglie americane intorno agli anni ’50, precedendo perfino il Cocker.
In Italia la diffusione di questa razza avviene piuttosto tardi (intorno al 1970) per merito dell’Avvocato Paolo Dondina che ne importò alcuni esemplari dall’Inghilterra.
Apparenza generale: un segugio forte e vigoroso, dalla struttura compatta, che dia l’impressione di qualità senza mai essere grossolano.
Caratteristiche: un segugio di temperamento festoso ed allegro la cui essenziale funzione è di cacciare, primariamente la lepre, seguendo la passata. Spavaldo, attivo e dotato di grande forza e determinazione. Sempre all’erta, intelligente, dal temperamento equilibrato e mai discontinuo.
Temperamento: forte e vigile, senza mai dimostrare spirito aggressivo o timidezza.
Testa e cranio: di moderata lunghezza, potente ma senza grossolanità, più ingentilita nelle femmine, senza rughe. Cranio leggermente a cupola, moderatamente largo, con occipite appena accennato. Stop ben definito. La lunghezza del cranio (dall’occipite allo stop) deve essere il più possibile uguale alla lunghezza del muso (dallo stop alla punta del tartufo). Il muso non deve essere appuntito. Le labbra devono essere ben pendenti ma non in maniera eccessiva. Il naso è largo, preferibilmente nero, ma una minore pigmentazione è permessa nei soggetti con i mantelli e colori più chiari. Narici larghe.
Occhi: marrone scuro nocciola, moderatamente grandi, non affossati né prominenti, ben distanziati l’uno dall’altro e dalla espressione dolce ed attraente.
Orecchie: lunghe, con estremità arrotondate, quando tese verso avanti dovrebbero quasi raggiungere la punta del tartufo.
Inserite basse, di fine tessitura e pendenti con garbo contro le guance.
Bocca: le mandibole devono essere forti, con una chiusura a forbice perfetta, regolare e completa, con gli incisivi superiori ed inferiori ben allineati e spaziati in modo da determinare la voluta quadratura.
Collo: sufficientemente lungo da consentire al cane di seguire agevolmente la traccia sul terreno, leggermente arcuato e con una leggera giogaia.
Arti anteriori: spalle ben inclinate, non appesantite, anteriori diritti, posizionati verticalmente ben sotto il cane, di buona sostanza ed ossatura rotonda, senza restringimento verso i piedi. Metacarpi corti e gomiti ben fermi, non rivolti verso l’esterno o l’interno, l’altezza da terra al gomito è pari alla metà dell’altezza da terra alla punta delle scapole.
Tronco: linea superiore diritta sull’orizzontale e senza spaziature. Torace ben disteso al di sotto dei gomiti. Costole ben cerchiate ed allungate in profondità. Rene raccolto, potente senza eccessiva arcuatura.
Arti posteriori: di buona muscolatura, ben angolati con garretti corti, forti e paralleli visti da dietro.
Piedi: raccolti e solidi con forte tomaia. Il Beagle non deve avere “il piede della lepre”, le unghie devono essere corte.
Coda: forte di nerbo e moderatamente lunga. Attaccatura alta e portata gaiamente ma non curvata sul dorso e comunque inclinata davanti rispetto all’inserzione. Ben coperta da peli specialmente nella parte più interna.
Movimento: in movimento la linea dorsale deve essere ben ferma senza nessun cenno di rollio. Gli arti anteriori devono avere un’ampia e sciolta estensione in avanti, sempre ben diritti e senza nessun accenno ad un passo corto; gli arti posteriori devono avere sempre un efficace spinta movendosi parallelamente. Il posteriore non deve essere mai chiuso, l’anteriore non deve mai essere ondeggiante.
Pelo: corto, denso ed impermeabile.
Colore: ogni colore riconosciuto per i cani da seguita è ammesso, escluso il color fegato. La punta della coda deve essere bianca.
Altezza: il limite minimo è desiderabile che non sia inferiore a 33 cm (13 pollici) E’ desiderabile che l’altezza massima non superi i 40 cm (16 pollici)
Difetti: ogni discostamento dalle descrizioni delle varie regioni sopra riportate dovrebbe essere considerato difetto e va considerato tanto più grave quanto più ci si discorda dalla descrizione fenomenica come sopra.
Nota: i maschi devono avere due testicoli, apparentemente normali, completamente discesi nello scroto.
Il Beagle pur nella sua compatta potenza non deve mai dare una impressione di pesantezza. L’eleganza del piccolo animale sarà assicurata da una scapola e da un braccio ben puliti, allungati e di giusta inclinazione. Il garrese dovrebbe essere moderatamente elevato. Le punte delle scapole non dovrebbero lasciar passare più di un pollice. Il collo nei maschi deve essere più possente di quello delle femmine. In ogni caso deve uscire bene dalle spalle e deve essere moderatamente allungato e con una leggera arcuatura visto di profilo.
Si deve preferire un Beagle con collo bensì largo alla radice ma relativamente asciutto, privo cioè di pelle eccessiva o giogaia, retaggio questo dell’antico Beagle da lavoro dei primi del 1800. La testa, vista di profilo, deve essere alla sua inserzione sul collo contrassegnata dallo stacco dalla nuca, possibilmente ben evidenziata. Il cranio, pressoché di pari lunghezza del muso, non sarà mai piatto ma leggermente convesso con la sutura metopica visibile. Visto di fronte il cranio è moderatamente largo, specie nei maschi. La pelle non deve essere rilassata e non devono esservi rughe permanenti. L’orecchio, dalla punta decisamente arrotondata, di media lunghezza, deve essere attaccato relativamente basso, all’altezza del prolungamento ideale della linea orizzontale dell’occhio. La faccia dell’orecchio non dovrebbe presentare solchi o pieghe eccessive ma dovrebbe essere ben piatta specie quando il cane è in attenzione. Il pelo sull’orecchio deve essere corto, vetrino e ben resistente alla pioggia. L’occhio, a mandorla, deve essere moderatamente grande e sempre scuro. L’occhio chiaro deve essere scartato e penalizzato anche nei soggetti a mantello chiaro e/o bicolore. I pigmenti delle rime palpebrali devono essere neri. Nei soggetti con mantello di colore bianco/arancio i pigmenti potranno essere marrone, ma sempre ben carico. Gli assi cranio facciali devono essere rigorosamente paralleli. La leggera divergenza di altre razze segugio non è consentita nel Beagle e, se presente, va penalizzata. Il salto naso frontale (stop) deve essere ben evidente e costituisce una caratteristica di razza irrinunciabile. Il cesello sottorbitale, conferendo al muso eleganza e qualità, deve essere sempre presente. Quanto all’espressione, il Beagle deve esprimere grande dolcezza ed al contempo vivida intelligenza. Il muso deve presentare una evidente quadratura sia visto frontalmente che di lato. Ma non deve essere mai troppo corto o impastato. Il profilo inferiore è determinato dal labbro e la connessura labiale, possibilmente sempre pigmentata, deve essere ben visibile. I canini devono essere distanziati, gli incisivi ben allineati. La chiusura deve essere a “forbice”. La chiusura a tenaglia o la presenza di prognatismo, anche poco marcato, vanno scartati dall’allevamento trattandosi di difetto genetico, e pertanto trasmissibile. Come pure va penalizzato severamente un muso con scarsa profondità ed a forma conica. Il tartufo deve essere largo con narici ben aperte e deve essere di colore nero nei soggetti tricolore. Nei bicolore è preferibile il colore nero ma è ammesso il marrone. Meno apprezzato il colore carnicino. Visto di fronte il Beagle deve avere un buon avanpetto che caratterizza anche la giusta cerchiatura con adeguata profondità toracica al gomito. Gli arti anteriori, di robusta e tornita ossatura, devono essere rigorosamente paralleli ed in perfetto appiombo. Visti di profilo presentano, al metacarpo una flessione appena accennata che dovrebbe servire ad ammortizzare la spinta del posteriore e la proiezione in avanti quando il cane è in movimento. Il piede è a forma cosidetta “da gatto” con dita ben raccolte e cuscinetti plantari di spessa tomaia, la cui pigmentazione dovrebbe essere preferibilmente nera o scura. Le unghie, da mantenere mai troppo lunghe, dovrebbero essere nere o scure anche nei soggetti con predominanza di bianco. Il tronco del Beagle è raccolto, il che non significa che dovrà essere corto o rigorosamente nel quadrato. La lunghezza del tronco è contrassegnata dalla lunghezza del torace all’ultima falsa costola, alla quale si deve accompagnare un rene corto e forte. Per inciso va detto che è priva di alcun fondamento la credenza che le femmine in quanto fattrici, possano avere il tronco più allungato dei maschi. Il tronco ideale dovrebbe essere di qualche centimetro più lungo della distanza misurata da terra alla punta del garrese. A volte l’impressione di lunghezza del tronco è in realtà determinata dalla estrema cortezza degli arti, difetto questo frequente e gravissimo nel Beagle. La linea dorsale è di forma diritta sia in stazione che in movimento. Una lieve spezzatura alla undicesima vertebra è visibile e ammessa specie nei soggetti con garrese particolarmente elevato. La linea inferiore non deve essere rilassata ma neppure troppo ascendente (levrettatura). Si è già detto che il torace deve essere ben cerchiato, ben disceso (al gomito) e ben allungato. La coda, di forte nerbo e ben frangiata al vertice, non dovrebbe, in lunghezza, superare la metà della lunghezza del tronco, misurato dalla punta della spalla alla punta dell’ischio. La coda è larga alla radice ed “attaccata alta”. In movimento la coda è portata in verticale, senza incertezze, con una leggera curva che parte dall’ultimo terzo della coda stessa. Le code attaccate basse, di scarso nerbo e consistenza o portate “allegre” (a falce sul dorso), vanno severamente penalizzate e scartate dall’allevamento in quanto difficilmente correggibili anche con oculate selezioni. Il posteriore, visto di profilo, deve essere ben angolato ma senza eccessi per non cadere nell’ipertipo. Il garretto deve essere piuttosto corto e in appiombo. Il piede è piccolo con dita raccolte, ma di forma più allungata di quello anteriore. Visto da dietro il posteriore è assolutamente parallelo con muscolatura ben sviluppata su di una base anatomica allungata (femore). Le punte dei garretti non dovrebbero mai convergere (vacinismo) o divergere, dando una impressione di disarmonia e debolezza.
Avv. Paolo Dondina
Tricolore: macchie uniformi e compatte dei tre colori basici. Quelli con larga macchia compatta di nero che copre il dorso e parte dei fianchi sono detti ” a mantellina nera” (black blanketed). I tricolori con grandi macchie di bianco che spezzano il fondo nero presentano un mantello più appariscente.
A due colori: Il bianco è il colore base accompagnato dal marrone chiaro che può variare in diverse gradazioni dal limone pallido ad un intenso color castagna. Quelli con colorazione linmoe (bruno molto pallido) sono detti bianco-limone; quelli con sfumatura più scura di marroncino sono detti bianco-marrone e se il marrone tende dal rossastro all’arancione il segugio è detto bianco -fulvo o bianco-arancio. Raro è il bianco-nero (comunque ammesso).
Unicolore: Il solo unicolore permesso è il bianco o il crema, comunque molto raro oggi (un tempo molto più diffuso, come per esempio al tempo della Regina Vittoria o ai primi dell’800, grazie ad una eredità genetica degli antichi “talbot” dal mantello quasi esclusivamente bianco).
Vi sono comunque anche oggi esemplari di segugi bianchi con piccole macchie di marrone molto pallido a malapena visibile a distanza. Altri unicolore non sono ammessi, dal momento che tali tipi di mantello non danno il necessario vivace contrasto, né si armonizzano bene nella muta, sono monotoni e poco piacevoli all’occhio.
Pezzato(Mottles): Simili al tricolore ma con piccole macchie di nero, marrone su fondo bianco. Sono detti quindi: Tricolore pezzato, Limone pezzato, Marrone pezzato, Fulvo pezzato.
Molti decenni fa alcuni cani in Galles e del Sud dell’Irlanda presentavano una marcata sfumatura bluastra tendente al nero ed erano chiamati “Beagle Blue”. In realtà si trattava di tricolore blue, fulvo e bianco -, rari ma di cui esemplari sono stati trovati di recente in Australia e negli Stati Uniti. Ad essi si associano molto spesso occhi chiari.
Se le macchie blue sono ben delineate su fondo bianco sono detti Blue pezzati.
Qualora la sfumatura di blue è molto pallida quasi un grigio ardesia, accompagnato da occhi chiari, il colore non è considerato accettabile in quanto rappresenta una degenerazione del nero.
Moscettato (Pieds): Cani nei quali i tre colori si mescolano, senza formare macchie ben delineate tranne che per il bianco. Se nel mantello predominano i peli di color limone o crema sono chiamati Moschettati-limone; se predominano i peli marrone Moschettati-tasso (questi ultimi nomi provenienti ovviamente dalla tradizione venatoria inglese).
Si ricorda che il colore del manto nei cuccioli cambia nelle prime settimane di vita molto rapidamente; testa e spalle, spesso nere alla nascita cambiano in marrone chiaro in poche settimane.
Nello stesso modo sfumature di bruno, crema o grigio sul dorso di solito spariscono abbastanza presto e peli bianchi nel nero o nel marrone che fanno sembrare i cuccioli brizzolati di solito scompaiano completamente entro la dodicesima settimana.
I cani che non posseggono una marcata tinta di nero frequentemente la perdono con la maturità.
Mentre la distribuzione delle macchie e dei colori non è importante essa può creare vari effetti ottici.
L’orlatura nera delle palpebre accentua l’espressione mite e dolce molto apprezzata dal pubblico, mentre la lista bianca nel mezzo della fronte può dare lo stesso effetto, specialmente se ben simmetrica e non troppo sottile. Se invece tale striscia è molto larga può fare allargare la testa dando anche una espressione scialba. Inoltre una mantellina nera ininterrotta dalla testa alla base della coda può dare l’impressione di allungare il dorso ma è di aiuto per cani dal collo corto.
Per il Beagle, come per molte altre razze da seguita straniere, in Italia non esiste, a quanto ci risulta, uno standard di lavoro codificato. Esistono però descrizioni dettagliate del suo metodo di lavoro e noi pensiamo di fare cosa utile riportando fedelmente quanto scritto al riguardo sulla Nuovissima Enciclopedia Pratica della Caccia (Firenze) dal Maestro Mario Quadri, massima autorità in fatto di segugi.
“La voce armoniosa e squillante raggiunge una coralità straordinariamente gradevole. L’andatura è il galoppo sciolto e brioso intercalato a fasi di trotto nella ricerca dell’incontro. Accertata la passata buona, mantiene il galoppo ininterrottamente.
Testa: in cerca è portata aderente al terreno. A volte la alza per emettere il tono saliente della voce, abbassandola poi con elegante movimento per fiutare l’usta. La coda portata allegramente denota carattere e manifesta, col ritmo più o meno intenso, quello che il tartufo ha potuto captare sul terreno. E’ un segugio che segue la pista con rapidità ma non senza ponderatezza. Questa dote qualitativa gli consente di seguire la passata o la traccia con assoluta fedeltà. Nonostante sia per natura avvinto alla traccia, al bisogno, mette in risalto un’apprezzabile iniziativa. Allo scovo accelera l’andatura e intensifica il tono e il timbro della voce. A seguita spiegata è capace di mantenere un ritmo costante con tenacia sorprendente.
Quando il Beagle cade in fallo, grazie alla potenza dell’olfatto e alla iniziativa , giunge a soluzioni brillanti per riprendere la seguita con maggiore entusiasmo”.
La voce del cane da seguita è stata paragonata nei secoli a cori, voci ed orchestre, avvolta da un alone di magia, usando toni persino troppo enfatici. Essa rappresenta indubbiamente un mezzo espressivo di fondamentale importanza ed una caratteristica di grande suggestione. Iniziando queste nostre riflessioni sulla voce del Beagle, va subito suggerito un concetto basilare. La voce, come l’espressione ed il temperamento, sono caratteristiche assolutamente individuali, non ne esiste una uguale ad un’altra. Ogni razza canina possiede una gamma di espressioni vocali piuttosto diversificate, alcune accettabili ed altre meno cercheremo di capirne il perchè.
Possiamo già anticipare che è di solito correlata ad un determinato tipo MORFOLOGICO e COSTITUZIONALE ed in ultima analisi collegata ad una certa sequenza comportamentale; scopo ultimo, questo, di ogni azione seletiva da parte dell’uomo. Questa serie di affermazioni all’apparenza scontate, risultano ancora più importanti in razza come il Beagle che ha diffusione praticamente planetaria. Differenze spesso anche sensibili di tipo, voce e temperamente, ben lungi dall’essere un attenato all’unità della razza, rappresentano invece una richezza per la razza stessa, facce diverse della stessa medaglia. Ma entriamo ora nel vivo dell’argomento. Quali sono gli aspetti della voce che ci interessano? Quali le caratteristiche fisiche che la influenzano? Ma ancora di più: quali sono le motivazioni profonde per cui il Beagli deve possedere una voce di un certo tipo? Non entrerò qui in sottili disquisizioni “musicali” circa la differenza tra tono, timbro e ritmo. Semplicemente mi limiterò a precisare che esiste un aspetto “qualità della voce”ed un altro che riguarda la “quantità della voce”.
Iniziamo dalla “qualità”. Il Beagle viene considerato semiurlatore, e qui devono essere dati dei termini di riferimento (almeno per i profani). Da un lato sono definiti urlatori classici e segugi di origine francese con una voce che in caccia è rappresentata con un ululato profondo, dai toni bassi e prolungati. All’estremo opposto vengono annoverati i cosidetti scagnatori, come il segugio italiano e molte razze di provenienza balcanica. In questo caso il cane emette un abbaio dai toni più o meno alti e spesso con un ritmo più martellante. E’ evidente come la voce non sia altro che l’espressione di un certo tipo morfologico e riferibile ad un certo temperamento: calmo, metodico e riflessivo il 1° tipo, più nervoso e reattivo il 2° tipo. vista da questa angolazione ci è dunque più facile capire la voce del nostro beneamato.
La voce classica del Beagle è l’urlo breve sincopato, senza trascinamenti. Allora diventa più semplice interpretare le differenze esistenti tra le correnti di sangue oggi in circolazione all’interno della razza. Nei cani più pesanti con pelle sottocute ed orecchie più abbondanti e labbro pronunciato è relativamente facile sentire urli profondi e un pò cavernosi, potremmo dire un poco baritonali. All’estremo opposto abbiamo i cani delle grandi mute ancora usate nel paese d’origine per la caccia a forzare. Sono questi animali molto leggeri ed atletici, molto dinamici e reattivi. Questi soggetti hanno un urlo tipico dal tono acuto e dal timbro metallico. Nelle costituzioni intermedie, che sarebbero sempre da preferire, il tono è sufficientemente potente specie nei maschi, senza eccessi nè da una parte nè dall’altra. Assolutamente da evitare lo scagno.
Terminiamo affrontando l’aspetto “quantità” della voce. Questa rappresenta la caratteristica determinante per quei soggetti che vengono impiegati nel lavoro originario su lepre.
Torniamo alla classificazione iniziale fatta tra urlatori – semiurlatori e scagnatori. Nei cani calmi e metodici ci si può permettere l’abbondanza di voce in tutte le fasi della caccia (specie in accostamento) con la segnalazione vocale di tutti i passaggi olfattivi ed aggressivi sulla traccia, con forte tendenza all’iniziativa diventa imperativo privileggiare animali parchi di voce soprattutto nella fase di accostamento. Questo rappresenta uno dei pregi ed al tempo stesso uno dei limiti della razza. I Beagle chiacchieroni non sono comunque mai da ritenere tipici e gli stessi maestri di caccia inglesi ritengono questo il peggiore dei difetti. Il cane con voce molto abbondante tende ad essere meno selettivo sulla traccia, ed è per sua natura più preciso ma meno rapido nella risoluzione dei falli. Gli inglesi hanno cercato, nell’arco dei secoli, di creare soggetti rapidi ed essenziali, che sapessero incalzare l’animale da presso, più interressati alla presa rapida della lepre che agli effetti spettacolari della caccia. Per chiarire ulteriormente il concetto, a beneficio dei cacciatori, apriamo qui una breve parentesi tecnica legata alla quantità della voce. Il Beagle non dovrebbe accostare l’animale “al piede” come fanno i segugi francesi, risalendo fedelemnte la passata notturna, ma ricostruisce il percorso del selvatico in maniera sommaria. Tutto questo senza perdere di efficacia, grazie alla sua perfetta capacità di leggere i diversi tratti dell’accostamento rilevando con prontezza la vicinanza dell’animale ricercato. Risulta comunque utile (concetto peraltro valido in tutte le razze) avere in muta quel che potremmo definire come una “efficace sequenza di attivazione”. In sostanza si tratta di possedere tra i 5/6 Beagle che compongono la muta, 1 o 2 soggetti che vocalizzano su passate fredde, sempre comunque senza eccessi. Seguiti poi da altri che si attivano vocalmente solo sulla pista che porta al covo, per terminare infine con elementi che diano voce solo nelle vicinanze della lepre.
Questo uso calibrato della voce nelle diverse situazioni della caccia, permette di ottenere una muta efficace, adattabile ed incalzante, permettendo quindi al canettiere esperto di lavorare con profitto anche su lepri lunghe e smaliziate. Vedete dunque come la qualità della voce e l’uso che il segugio ne fa, sono uno degli aspetti più affascinanti di questo magnifico animale. Mi piace qui terminare con la frase di un celebre maestro d’equipaggio, stavolta francese: “Se i segugi francesi cacciano per amore della caccia (quasi più innamorati della traccia che del selvatico, aggiungo io) il segugio inglese caccia per mangiare”.
Quindi il suo stile e la sua voce deve tradire quest’ansia di risultato. Siamo dunque al cospetto di un cane ardito, energico, determinato, ma con il cervello sempre collegato e la fredezza necessaria per districarsi nei sottili grovigli della lepre.
Palmiro Clerici